Non c’è il Due senza il Tre! Dal sacrificio di Isacco al galletto segnavento sul tetto Fontana Editore

Non c’è il Due senza il Tre! Dal sacrificio di Isacco al galletto segnavento sul tetto

 Non c’è il Due senza il Tre! Dal sacrificio di Isacco al galletto segnavento sul tetto

É il mio proverbio preferito, sicuramente il più gettonato nella speciale classica che ho stilato nel corso degli anni e non tanto per la sua validità, visto che sono tutti veri, quanto per la curiosità che, volente o nolente, ha sempre suscitato in me.

Uno dei più grandi errori, forse il più grande, degli esseri tri-cerebrali che popolano la Terra, è quello di credere che la realtà sia duale e che non segua la Legge delle Tre Forze. Del resto l’indottrinamento scientifico che hanno subito fin da piccoli sui banchi di scuola ha inculcato in loro che tutto avviene secondo il teorema di Causa ed Effetto.

Per questo motivo sono convinti che la vita quotidiana sia dettata da rapporti, per così dire, one-to-one con la mamma, con la moglie, con un libro, con il denaro, con il cibo, con il sesso, con la religione, con la squadra di calcio, ecc. ecc. Insomma, uno scambio bi-univoco tra soggetto e oggetto, in ordine al quale, ancor più sconsideratamente, pensano di esserne gli artefici, il che li fa sentire importanti oltre che - inutile dirlo - liberi.

Del resto possono alzarsi al mattino o rimanere a letto, uscire di casa e andare a destra o a sinistra, andare al lavoro o non andare e magari decidere, un giorno, di mandare a qual paese il tanto odiato capo ufficio e tutto ciò è più che sufficiente per farli sentire i padroni della loro vita.

Il problema è che se da un lato possono - credono di poter scegliere - di andare al mare o montagna, sono pur sempre vittime di qualcosa che non nasce da loro, di condizioni esterne che subiscono, contro le quali l’unica possibilità è quella di reagire, come il galletto segnavento sul tetto.

Ciononostante non dubitano che la direzione della banderuola dipenda totalmente da loro.

Galletto segnavento

Una delle verità principali che la religione cristiana inculca in loro è quella che tutti, indistintamente, nascano con un’anima e credono anche che la fede o il pentimento per i peccati commessi - non l’ho mai capito esattamente - possa permettergli di raggiungere il tanto agognato Paradiso.

Al di là di tutto ciò, a mio avviso, la loro vita non é incentrata in un vero Sacrum Facere ! Come nel caso del galletto segnavento, nulla dipende da loro, sono solamente oggetto di un Vento divino, esterno, che li costringe a prendere una direzione di cui non ne sono gli artefici ma soprattutto, mi permetterei di dire, NON SOFFERTA.

Qui in Tanzania, dove vivo e lavoro, si è celebrato laʿīd al-aḍḥā, la festa del sacrificio o festa dello sgozzamento della religione islamica, che ricorda molto da vicino il sacrificio di Isacco che Abramo celebrò prima di essere fermato dall’angelo, festa della fede per eccellenza e quindi della totale sottomissione a Dio.

La cosa d’acchito che mi viene da dire è che Abramo NON HA SOFFERTO per ciò che stava per fare, il suo desiderio di soddisfare e di eseguire gli ordini dell’Altissimo era sicuramente più forte di tutto il resto. Questo pensiero è supportato dal fatto, se ce ne fosse bisogno che, come mi ha scritto una persona - c’è il post su FB – Abramo in cuor suo era sicuro che l’Altissimo l’avrebbe fermato.

Chi ha fede o chi ha fede di non aver fede, non soffre! Anche il martirio, così tanto osannato, spesso e volentieri non era altro che il cattivo uso del centro sessuale da parte di alcuni santi per fini masochistici, gente che in realtà non soffriva per la propria sofferenza. Quando si nasce già con un’anima, non c’è più niente da fare, non c’è niente per cui lottare se non sperare d’averla ricevuta buona, meritevole del Premio Celeste.

Il Sacrum Facere è diametralmente opposto a ciò che è naturale, inevitabile, a ciò che in qualche modo qualcuno ci impone o ha già deciso che debba avvenire. È molto più simile al galletto segnavento sul tetto che si sforza in tutti i modi, testardamente, di contrastare la direzione del vento, un galletto che ci METTE DEL SUO e che cerca di agire e non di subire. Secondo alcuni insegnamenti l’anima è un lusso, qualcosa da meritare e da conquistare al prezzo di enormi fatiche nel corso della propria esistenza terrena.

Questo fatto è ben spiegato dalla legge delle Tre Forze che impariamo a scuola, anche se in modo meccanico, in cui la somma di due vettori ne origina un terzo. Il primo è rappresentato dalla nostra azione volitiva, il secondo dalle resistenze interne/esterne che incontriamo e il terzo, chiamata Risultante = Sacrum Facere, che presiede alla creazione dell’Anima.

Nel nostro caso il primo vettore della Legge delle Tre Forze è rappresentato dalla Volontà di Abramo di eseguire gli ordini dell’Altissimo, il secondo dalle sue naturali resistenze interne a compiere un simile atto e il terzo dalla trasmutazione di cui Abramo diverrà oggetto in seguito al suo Sacrum Facere.

«Non ti chiamerai più Abram ma ti chiamerai Abraham perché padre di una moltitudine di popoli ti renderò», Genesi 17,5.

Infatti Abram vuol dire padre mentre Abraham padre di molti... e se i molti popoli di cui si parla non fossero altro che quella legione/gruppo di diavoli presenti in ogni essere umano e che, una volta divenuto Abraham, puo’ arrivare a padroneggiare?

La Scintilla Divina che origina il Fuoco Sacro non può che scaturire dallo sfregamento di due parti ben definite e nettamente in contrasto dentro di noi che ci/si consumano, dalla lotta tra il SI e il NO come diceva Qualcuno.

Eliminare quella che ci è contraria come alcuni asceti arrivarono a fare fino al punto di auto-evirarsi o annullare il desiderio, di derivazione tipicamente orientale, toglierebbe quel nemico di cui abbiamo così tanto bisogno per confrontarci e per arrivare al the dark side of the moon, il lato oscuro di noi che non conosciamo.

A seconda dell’intensità e della direzione delle prime due forze, si ottengono vettori-risultante sempre diversi, la cui caratteristica comune, però, é quella di essere stati creati da noi. Si arriva cosi’ ad acquisire, in un certo qual modo, quella che potrebbe essere chiamata la Volontà del Mago, in grado di operare, modificare e intervenire direttamente sulle leggi della Natura.

Un galletto testardo, in definitiva, a cui non piace mettesi dalla parte di dove tira il vento, coi piedi ben conficcati a terra e che, a pieno titolo, ha tutto il diritto sentirsi veramente libero.

Corto Monzese

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