Sofferenza o godimento. Questo è il problema? Fontana Editore

Sofferenza o godimento. Questo è il problema?

Sofferenza o godimento. Questo è il problema?

C'è questa tendenza, ormai consolidata nei millenni, di dividere il Creato in persone religiose e in persone atee ma, a mio avviso, ciò non è corretto.

Anche i non-credenti credono che non esista niente al di fuori della vita terrena, quindi, alla fin fine, i due schieramenti sono sullo stesso piano, come parimenti lo sono proletari e capitalisti che rincorrono pur sempre il denaro; ciò che li differenzia sono solo le dimensioni del portafoglio.

Qual’è allora il reale distinguo che caratterizza gli esseri umani? Io credo sia la ricerca della felicità da parte dei più (99,50% circa) in contrapposizione ai pochi (0,50% circa) che sentono la chiamata ad una missione, quasi sempre non del tutto chiara, che li relega fin dalla nascita in una condizione di disperati scommettitori.

Non del tutto chiara, dicevo, in quanto partono dalla sensazione che la vita non può essere solo pagare le bollette o andare al supermercato o fare all'amore.

Ci deve essere per forza qualcos'altro, e pur non sapendo bene cosa esso sia, scommettono imperturbabili sulla sua esistenza. Se lo sapessero a priori non sarebbero certo dei Cercatori!

Il cercatore è colui che vuole uscire dallo stato di sonno per poter vedere il reale status quo delle cose, indipendentemente da tutto e da tutti. Il problema è che quando arriva a farlo, per tutta risposta, riceve in cambio la bella notizia di essere in debito con la Natura per il cibo che nutre la sua vita, come dice il sig. Gurdjieff. Cornuto e mazziato, verrebbe da dire. Se poi, di riflesso, il nostro eroe sente anche il rimorso, la necessità e quindi il bisogno di ripagare tutto quanto, la frittata è fatta.

Il Lavoro Consapevole / Sofferenza Volontaria, tutta quella serie di sforzi e sacrifici che (tra parentesi) il nostro corpo non ha nessuna voglia di fare, è la sola moneta a corso legale che Madre Natura accetta di riscuotere, sempre secondo l'insegnamento del nostro maestro armeno.

È per questo motivo, che tempo fa, ho scritto da qualche parte:

"La cosa strana, e se vogliamo molto Idiota, della Quarta Via è che non si dedica, un po come tutte le dottrine o le religioni o il materialismo stesso, alla realizzazione di un benessere interessato, egoico (terreno o ultra-terreno che sia) ma a quello che si deve fare/che va fatto in senso assoluto, la qual cosa porta a una trasformazione che non ha niente a che vedere con il raggiungimento di certa felicità".

La felicità, il godimento, è figlia del desiderio, il quale riguarda sempre qualcosa che non si ha! "Aver bisogno, sentir la mancanza" recita in tal senso il vocabolario Treccani ma anche aspirare, bramare come dicono altri. Questo fissare attentamente le stelle [lat.:sidera] sia esso per l'ottenimento di beni spirituali, sia materiali è una pratica religiosa, che re-liga, che lega gli uomini in riti rivolti agli dei o al dio denaro.

Si potrebbe concludere, allora, che l'Uomo gurdjieffiano non è una persona religiosa, rientra nello 0,5% degli esseri votati al pagamento del Pegno, alla Sofferenza Volontaria, quella scevra da ogni connotazione di tipo egoico, interessato, finanche godereccio o morboso, che la relegherebbe, in questi ultimi casi, in un contesto di mero piacere masochistico.

Inoltre il fatto che "l'Assoluto è materiale, pesabile e misurabile…", che "La via dello sviluppo delle possibilità nascoste è una via contro la natura, contro Dio" che la condizione umana sia il frutto di certi pasticci delle Forze Celesti e che l'Assoluto è qualcuno che noi stessi possiamo aiutare, quindi quasi relegato a nostro pari, come spesso troviamo negli scritti di Quarta Via, avvalora, anche sul piano filologico, se ce ne fosse bisogno, ciò che è stato appena esposto dal punto di vista pratico/fattivo.

In questo caso viene completamente ribaltato, e rivoltato sotto sopra, il concetto cui siamo stati abituati fin da piccoli, cioè di un Dio immensurabile, irraggiungibile e perfetto al di fuori di noi. Che il sig. Gurdjieff sia un maestro gnostico anche se nessuno l'ha mai detto?

Parafrasando Shakespeare. Sofferenza o godimento... questo è il problema! Bisognerebbe però che qualcuno faccia sapere a William che il problema in realtà non sussiste."L'uomo non può fare..." come dice il sig. Gurdjieff, quindi non può neanche scegliere se stare con il 95% degli amanti del godimento, della felicità o con lo 0,5% degli Idioscommettitorimangiatoridifrittate.

Corto Monzese

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